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La conoscenza dell’inglese sempre più importante per trovare lavoro

Ma dove vai se l’inglese non lo sai? Potrebbe essere questo il nuovo motto di chi cerca un lavoro in Italia. Anche nel nostro Paese, infatti, la conoscenza dell’inglese è una competenza sempre più richiesta da chi offre possibilità d’impiego. Questa competenza è particolarmente richiesto nel settore delle vendite (14%), nei mestieri specializzati (13%) e nell’hospitality ed eventi (11%). Per quanto concerne la richiesta di conoscenza dell’inglese, il divario tra Nord e Sud del Paese è molto ampio. È quanto emerge dallo studio condotto da Ef English Live – fa parte di EF Education First, l’azienda privata specializzata nel settore della formazione internazionale – che ha raccolto e analizzato circa 10.200 annunci di lavoro dai principali siti italiani che inserivano l’inglese tra le top competenze richieste. Sono stati analizzati in profondità ruoli, posizioni e anzianità in maniera tale da individuare i settori in cui questa lingua universale richiede maggiore utilizzo. Si tratta di uno studio dettagliato con l’obiettivo di avere una panoramica delle competenze richieste, tenendo presente anche il fattore geografico, e quindi in quali regioni italiane c’è più richiesta di conoscenza dell’inglese.

Una lingua universale e trasversale

Negli ultimi anni, si è data per scontata la conoscenza della lingua inglese, ma probabilmente senza andare a fondo su quelli che sono i ruoli in cui è particolarmente richiesto. E se appare ormai quasi un requisito naturale per un addetto al marketing, sorprende come sia sempre più richiesto per un impiegato amministrativo, al primo posto della speciale graduatoria di EF English Live, con almeno un livello intermedio (nel 59% dei casi). Probabilmente questo accade per via della globalizzazione e dell’ampliamento del mercato. Lo stesso accade agli sviluppatori, sempre più alle prese con un linguaggio tecnico in lingua inglese. Sul podio anche i tecnici di manutenzione: avendo a che fare con macchinari o strumentazioni provenienti dalle grandi fabbriche, hanno istruzioni e comandi nella lingua universale. Il livello desiderato per la maggior parte dei ruoli ricoperti da amministrativi, sviluppatori e tecnici è quello medio. Se prendiamo in considerazione il quadro europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue, il livello richiesto è compreso tra il B1 e il B2. Per quanto riguarda i livelli più alti di conoscenza della lingua, ovvero il livello C1 e C2, vanno prese in considerazione quelle professioni quali: ingegnere (professione in forte sviluppo e che richiede sempre più competenze linguistiche), lavoratori del marketing e receptionist.

La regione che più chiede la conoscenza dell’inglese? L’Emilia Romagna 

Un dato racconta il primato del settore vendite. Secondo lo studio di EF English Live infatti, in questo ramo c’è una probabilità tre volte più alta che l’inglese venga richiesto come requisito fondamentale rispetto al settore IT, in particolare al nord con il 62% dei casi. Anche per i mestieri qualificati è particolarmente richiesta la conoscenza della lingua più parlata al mondo. Anche qui il nord fa la parte del leone: 61% contro il 14% del sud e il 25% del centro Italia. Segue poi il settore dell’hospitality e degli eventi: l’11% dei 1168 annunci analizzati pone come requisito fondamentale la conoscenza dell’inglese.
È l’Emilia Romagna la regione in cui è più richiesta la lingua inglese: sono stati analizzati 1077 annunci, l’11% dei quali ne richiedeva la conoscenza. Sul podio fa notizia l’assenza della Lombardia: ci sono Piemonte (10% su 1046 annunci) e Toscana (10% su 1031). In coda Calabria, Valle d’Aosta e Basilicata (unica regione a 0%). Dati che probabilmente sono condizionati da una minore offerta di lavoro e prevalentemente legata a mestieri in cui l’inglese non è particolarmente utilizzato.

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Telefonia, il 61% italiani ha ancora il telefono fisso in casa

È vero che lo smartphone ha soppiantato il telefono fisso? Il ‘fisso’ è considerato un oggetto ormai obsoleto oppure non abbiamo rinunciato del tutto all’apparecchio con filo e cornetta? A quanto pare non tutti gli italiani utilizzano esclusivamente lo smartphone per comunicare. Se infatti in molti lo considerano un oggetto di altri tempi, sono più di 26,5 milioni gli italiani, precisamente il 60,8%, che a oggi in casa hanno ancora il telefono fisso. Il motivo? Il cellulare potrebbe rompersi, o essere spento, e per qualcuno il fisso è utile per le chiamate di emergenza. Lo ha scoperto l’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Norstat.

Lo si usa in caso di emergenza o per comunicare con i contatti più stretti 

L’indagine è stata svolta tra il 21 e il 23 gennaio 2022 attraverso la somministrazione di 1.009 interviste CAWI a un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione italiana adulta residente sull’intero territorio nazionale. E analizzando i dati dell’indagine, risulta che se quasi il 61% degli intervistati possiede il telefono fisso oggi la sua funzione, almeno parzialmente, è cambiata o addirittura invertita rispetto a quella del cellulare.
“Chi continua a tenere in casa il fisso lo fa principalmente per ragioni di sicurezza in caso di emergenza (41%), o come mezzo di comunicazione riservato a pochi intimi (28%)”, ha spiegato Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it.

È ancora presente nelle case degli over 65

“Insomma, un tempo i contatti stretti erano gli unici a cui davamo il numero di cellulare, oggi sono i soli che possono raggiungerci anche quando il nostro smartphone è spento”, ha aggiunto Mario Rasimelli.
Guardando più da vicino i risultati dell’indagine, emerge inoltre che il telefono fisso è presente in misura maggiore nelle case degli over 65, in particolare, nel 78% dei casi, mentre a livello territoriale, i più affezionati al telefono ‘tradizionale’ sono risultati i residenti al Sud e nelle Isole (64%).

Perché si rinuncia a filo e cornetta?

Ma cosa ha determinato la scelta di quei 17 milioni di italiani che hanno rinunciato a filo e cornetta?
Nel 59% dei casi chi ha scelto di eliminare il telefono fisso lo ha fatto per ragioni economiche, nel 45% dei casi per sostituirlo con il cellulare, e il 19% degli intervistati ha affermato di averlo sostituito per non essere disturbato a casa dalle chiamate da parte dei call center.

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Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

WIN International, di cui fa parte BWA Doxa, ha diffuso i risultati dell’Annual WIN World Survey – WWS 2021, il sondaggio sulla percezione e le abitudini relative alla salute, che ha coinvolto 33.236 persone in 39 Paesi. A livello mondiale, nel 2021 la percezione sullo stato generale della propria salute registra un lieve calo rispetto al 2020 (dal 79% al 77%), ma gli uomini si percepiscono più in salute (80%) rispetto alle donne (75%). In Italia l’83% della popolazione si dichiara abbastanza o molto in salute, un dato superiore a quello di altri Paesi europei, come Spagna (74%), Germania (70%), Regno Unito (63%), e superiore dell’11% rispetto alla media europea (72%). Secondo l’OMS, c’è disuguaglianza nell’accesso ai servizi e negli stili di vita, legati a variabili socio-economiche e alle condizioni del luogo in cui si è nati.

La pandemia influisce sulla salute mentale

Mentre quasi tutte le abitudini erano già state incluse nei precedenti sondaggi e possono quindi essere confrontate con i risultati passati, ‘mangiar sano’ è una nuova abitudine aggiunta. Nonostante siano trascorsi più di due anni dall’inizio della pandemia, non ci sono cambiamenti significativi rispetto agli anni precedenti nelle abitudini prese in considerazione. Tuttavia, la pandemia potrebbe aver influito sulla salute mentale. Il numero di persone che soffre di stress negli ultimi 2 anni è aumentato, seppur lievemente, passando dal 30% del 2019 al 33% del 2021.

Mangiar sano ed esercizio fisico

Il 67% degli intervistati, in maggioranza donne, e il 67% degli europei, afferma di mantenere una sana alimentazione quotidiana, così come gli ultra 65enni (76%), e i 55-64enni (69%). In Italia il 77% afferma di seguire una dieta salutare, una delle percentuali più alte in Europa, seconda solo alla Spagna (84%). Il 40% degli intervistati globali afferma poi di fare esercizio fisico in maniera costante, un dato che conferma un trend in crescita (37% nel 2019 e 39% nel 2021). Gli uomini più delle donne (43% vs 37%), mentre gli italiani che fanno esercizio fisico (38%) sono inferiori rispetto alla media generale (40%) e a quella europea (42%).

Stress, fumo, consumo di alcolici

Oggi sempre più persone affermano di soffrire lo stress, soprattutto le donne (38%), chi ha redditi più bassi (37%) e gli studenti (40%). I Paesi dell’area MENA (42%) e l’Europa (35%) registrano le percentuali più alte. Il dato Italia (40%) è più alto della media europea. A livello globale il 74% dichiara poi di non fumare o farlo occasionalmente. Gli uomini sono più fumatori delle donne (22% vs 13%), e in Italia i fumatori sono il 21%, in linea con la media europea (20%). Nonostante il consumo indiscriminato di alcolici sia associato a diverse malattie è un’abitudine ampiamente diffusa in molti Paesi, come il Giappone (46%). Gli uomini che dichiarano di bere sono quasi il doppio rispetto alle donne (20% vs 11%). In Europa lo dichiara il 20%, mentre in Italia lo afferma il 15%.

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