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Rapporto Censis: il vero e il falso della comunicazione

Nell’era biomediatica, alcuni mezzi sono in grado di raccogliere un vasto pubblico e rispondere alle diverse esigenze comunicative. Secondo il 19° Rapporto sulla comunicazione del Censis, a svolgere questo compito è ancora la televisione, ma è la radio che continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media.
Nel 2023 a guardare la tv è il 95,9% degli italiani (+0,8%) e il 56,1% la tv via internet (+3,3%). Il vero boom però è della mobile tv, passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 33,6%.

Nell’era del politically correct, per gli italiani (75,8%) i media non dovrebbero mai usare espressioni ritenute offensive o discriminatorie da alcune categorie di persone. Ma quando si passa alla vita quotidiana, il 69,3% è infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende se si pronuncia qualche frase ritenuta inopportuna.

Consolidamento di internet, smartphone, social network

Tra il 2022 e il 2023 si registra un consolidamento dell’impiego di internet (89,1% di utenza, +1,1%), e si evidenzia una sovrapposizione quasi perfetta con quanti utilizzano gli smartphone (88,2%), e molto prossima agli utilizzatori di social network (82,0%).

E se per i media a stampa si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, tra i giovani (14-29 anni) il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok.
In lieve flessione, oltre a Facebook, anche Spotify e Twitter. Colpisce la discesa di Telegram (dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%).

AI: l’incertezza sul futuro 

Il 74,0% degli italiani ritiene che gli sviluppi dell’Intelligenza artificiale al momento siano imprevedibili. In percentuali pressoché analoghe vengono espressi giudizi sia ottimistici sia pessimistici sugli effetti che l’AI potrà produrre.
Tra gli ottimisti, il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani, tra i pessimisti, il 63,9% teme che sarà la fine dell’empatia umana.

Allarmisti anche quanti credono che non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per le democrazie (68,3%), e c’è chi pensa che sarà la fine della privacy perché saremo tutti controllati dagli algoritmi (66,3%).

Carta stampata in crisi perenne, segnali di ripresa per i libri

Per i media a stampa si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola. Nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, nel 2023 dal 22,0% (-3,4% in un anno e -45,0% in quindici anni).
Si registra ancora una limatura dei lettori di settimanali (-1,7%) e mensili (-2,8%), e diminuiscono anche gli utenti dei quotidiani online (30,5%, -2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (58,1%, +21,6% dal 2011).

Nel 2023 però si arresta l’emorragia di lettori di libri. Gli italiani che leggono libri cartacei sono il 45,8% (+3,1% rispetto al 2022 ma -13,6% rispetto al 2007). La ripresa non riguarda i lettori di e-book, che rimangono stabili al 12,7% (-0,6%).

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