Per contatti: info@ariafrisca.it

Open post

Sostenibilità: il sentiment degli italiani verso i retailer non food

Quanto conta la sostenibilità nelle scelte d’acquisto dei consumatori italiani, e quando un prodotto non food è considerato sostenibile?

Secondo i risultati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, un’azienda è considerata sostenibile se realizza prodotti riciclabili/facilmente smaltibili (59,9%), se utilizza energia da fonti rinnovabili (45,9%) e garantisce condizioni di lavoro e remunerazioni eque ai lavoratori (37,9%).
Le altre caratteristiche indicate riguardano l’ottimizzazione e l’efficientamento dell’uso delle risorse ambientali durante la produzione (37,3%), la produzione a basso impatto ambientale (34,0%), l’uso di packaging riciclabili/riciclati (32,2%), l’ottimizzazione o la compensazione delle emissioni di CO2 (30,8%), la trasparenza e la tracciabilità in tutte le fasi di produzione e lavorazione (19,0%).

Il fattore prezzo

Ma quando si tratta di scegliere quale prodotto sostenibile acquistare, gli italiani considerano soprattutto il ridotto consumo di risorse naturali e le basse emissioni durante il ciclo di produzione e distribuzione (39,3%), le modalità di smaltimento (38,4%), e la possibilità di riciclo/riuso del prodotto o dei suoi componenti (37,5%).

Quanto al fattore prezzo, circa 2 italiani su 3 si dichiarano disponibili a pagare di più per un prodotto sostenibile, ritenendo accettabile un incremento di prezzo del 5%-10% su quello standard, con picchi del 20% per bricolage (18,8%) ed elettronica di consumo (18,2%).
Al contrario, i prezzi più alti dei prodotti sostenibili diventano una barriera all’acquisto per alcuni comparti, quali casalinghi e tessile casa (39,9%), edutainment (39,7%), abbigliamento e calzature (37,2%).

I canali di acquisto

Guardando invece ai canali di acquisto, gli italiani che frequentano i punti vendita fisici sono mediamente soddisfatti dello spazio e dell’attenzione che i retailer dedicano ai temi della sostenibilità, ma con margini di miglioramento.
Il 54,9% degli intervistati dà una valutazione intermedia, e il 39,3% alta, ma i pareri sono molto diversi in base ai comparti e al canale considerato.

Ampio è anche il range dei fattori che rendono ‘virtuoso’ un negozio fisico sul fronte della sostenibilità.
Tra essi, in una visione trasversale alle categorie merceologiche, spiccano l’utilizzo di materiali riciclabili per le shopper e gli imballaggi (36,6%), l’assortimento di prodotti pubblicizzati come a basso impatto ambientale (33,7%), la vendita di prodotti in materiale riciclato (28,4%), e il ritiro gratuito di prodotti usati da sostituire (26,5%).

Etichette: poche informazioni, meglio i QR Code

Nei maggiori comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy emerge, inoltre, l’esigenza degli italiani di ricevere più informazioni, e in modo più comprensibile e semplice, sulla sostenibilità dei prodotti.
Infatti, il 24% cerca sull’etichetta informazioni sulla sostenibilità, ma non le trova, e il 23% le ritiene poco chiare o comprensibili.
Per poter accedere alle informazioni sulla sostenibilità il metodo preferito è quello digitale, tramite QR Code o link al sito del produttore.

Open post

Innovazione tecnologica: per gli italiani aiuta cittadini e imprese

L’innovazione tecnologica ha mutato radicalmente il modo di informarsi, viaggiare, fare la spesa, ma ha anche aumentato le differenze sociali tra Paesi ricchi e poveri, tra anziani e giovani, tra manager e lavoratori.
Secondo l’88% degli italiani, inoltre, l’innovazione tecnologica aiuta l’attività imprenditoriale e produttiva, agevolando la crescita non solo delle grandi imprese, ma anche delle piccole aziende (29%).

Sono alcuni risultati emersi dalla ricerca globale realizzata da Ipsos per Maker Faire Rome – The European Edition, manifestazione promossa e organizzata dalla Camera di Commercio di Roma.

Dipendenza e fiducia vanno di pari passo

Gli italiani sentono di possedere più competenze digitali di americani, francesi e tedeschi. Grazie alla tecnologia per loro l’esistenza quotidiana è diventata più facile e intensa, ma anche più stressante e isolata.
Le sensazioni suscitate dalla tecnologia in Italia sono contrastanti. Se dipendenza (39%) e fiducia (37%) vanno di pari passo, generalmente la tecnologia suscita sentimenti positivi, come serenità (29%), attesa (24%) e facilità (22%). 

Nel saldo tra gli aspetti della vita quotidiana che la tecnologia ha migliorato o peggiorato, per tutti i cittadini dei vari paesi il saldo è molto positivo riguardo l’informarsi, sapere e conoscenza, fare shopping e gestione dei trasporti e della mobilità.

Banche e società informatiche in prima linea

Più pernicioso il quadro degli effetti sociali dal punto di vista delle relazioni. Inoltre, in tutti i paesi i cittadini segnalano che le innovazioni tecnologiche hanno aumentato i tassi di esclusione sociale. 
Decisamente più positive le valutazioni sull’impatto che l’innovazione tecnologica ha avuto per le imprese. 

I settori che hanno saputo avvantaggiarsi maggiormente della trasformazione digitale sono le banche, e ovviamente, le società informatiche, seguite da Assicurazioni, imprese turistico e alberghiero, Grande distribuzione organizzata. Le innovazioni tecnologiche percepite come più costruttive sono IoT, robotica collaborativa, Big Data Analytics, manifattura additiva. In Italia in particolare, l’Intelligenza artificiale è vista come una tecnologia in grado di migliorare la vita quotidiana.

Impatto negativo sul lavoro, positivo sull’ambiente

La maggioranza dei cittadini ritiene che nei prossimi 10 anni, l’AI sarà un elemento fondamentale o comunque importante della vita quotidiana (84% in Italia) e migliorerà soprattutto le possibilità di informarsi, accrescere le conoscenze, la gestione dei trasporti e della salute, lo shopping e il fare impresa.

Peggiorerà, invece, le relazioni. E previsioni negative coinvolgono il tema del lavoro, con il timore di perdita di posti di lavoro, l’obsolescenza delle competenze e minori opportunità per i lavoratori a bassa digitalizzazione, la chiusura delle imprese tradizionali, e progressivo isolamento e alienazione.
Le nuove tecnologie avranno, tuttavia, un impatto positivo a livello ambientale, soprattutto sulle fonti rinnovabili, gli sprechi alimentari e la catena alimentare sostenibile.

Open post

Il caffè spopola anche su TikTok

La cultura del caffè è ovunque: interessa la grande distribuzione, i bar, i corner dedicati sempre più hype, e i social media, nuovo luogo di incontro e scambio delle new gen.
Su TikTok sta infatti spopolando l’hashtag #coffeetok, intorno al quale si è attivata una vasta community che prende ispirazione per il consumo di caffè.
Una bevanda che da secoli si beve per sentirsi più energici, più propensi alla socializzazione, ma anche più rilassati e propositivi.

Secondo una ricerca internazionale condotta da Versuni, rebranding di Philips Domestic Appliances, in occasione della Giornata mondiale del caffè, quasi un quarto degli intervistati rinuncerebbe al consumo di alcolici piuttosto che al caffè della mattina. E la percentuale si alza ulteriormente nella fascia d’età compresa tra 25-34 anni.

Un rituale mattutino imprescindibile

Quel che è certo, è che il caffè coinvolge tutte le categorie sociali ed è genderless, ma soprattutto è legato a un rituale imprescindibile della mattina.

Il 66% di tutti i consumatori di età superiore ai 45 anni beve caffè nella prima parte della giornata (35% 16-24enni), e se il 60% afferma che guardare il telefono è il principale svago pre-pomeridiano, più della metà (53%) prende anche una tazza di caffè.
All’interno di queste macro-tendenze, per gli italiani in tutte le fasce d’età il rito del caffè mattutino (61%) supera anche l’uso dello smartphone (57,8%), la colazione (58,6%), la doccia, lo skincare e la lettura delle notizie, tre azioni che si aggirano intorno al 30%.

Non solo tradizione

Ma come si prende il caffè? Se il 47,89% degli italiani sceglie il classico espresso, seguito dal cappuccino (17,66%), alla tradizione si affiancano nuovi scenari di consumo, come la scelta del latte.
In Italia, dove viene ancora ampiamente preferito il caffè nero (37,4%), il 22% predilige la versione senza lattosio, mentre il 18,3% quello di mandorla o soia, a cui seguono il latte d’orzo e di cocco.

Anche dentro questa nuova tendenza, la popolazione delinea alcune micro-abitudini. Il 31% fa il suo primo sorso tra le 7 e le 7 e 59, il 34,4% ama prenderlo sempre nella stessa tazza, e tra le varianti più amate, il caffè freddo (38,3%), la versione preparata con il montalatte (36,2%) e quelle con l’aggiunta di polvere di cacao (22%).

Coffee-device che passione!

Ma la creatività spazia anche dal consumo di caffè con lo sciroppo di caramello o d’acero, miele, scorze di limone o arancia, e perfino burro.

Tra gli usi e i comportamenti a livello worldwide ci sono anche quelli che riguardano i coffee-device.
Uno consumatore su quattro mette evidenza la macchina per il caffè al centro della cucina, uno su 10 la mostra agli ospiti, proprio come si fa con un oggetto di design. E altrettanti la portano con sé in vacanza, per non dover cambiare le abitudini di consumo neanche in ferie.

Open post

Dormire bene? Fondamentale per il lavoro 

Il sonno? L’alleato della produttività. Lo rivela una ricerca finanziata dall’INAIL e condotta dal Dipartimento di Medicina del Lavoro del Policlinico di Milano, in collaborazione con le università di Milano e Torino, il CNR e la Fondazione IGEA Onlus.Lo studio ha indagato l’importanza della qualità del sonno nella produttività lavorativa e sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro. Questo studio osservazionale e prospettico ha coinvolto lavoratori con un’età superiore ai 50 anni sottoposti a sorveglianza sanitaria.

Vale per tutte le tipologie di professioni 

Durante il periodo compreso tra ottobre 2021 e marzo 2022, sono stati reclutati 468 partecipanti, di cui il 62% erano impiegati in lavori d’ufficio (white collars) e il 38% in lavori manuali (blue collars). Tra i lavoratori manuali, la maggioranza aveva esperienza di turni notturni. La distribuzione settoriale comprendeva 232 lavoratori bancari (49%), 134 del settore chimico (29%) e 102 del settore metalmeccanico (22%).
L’analisi dei dati ha rivelato che le capacità lavorative, la qualità del sonno e le abilità cognitive differivano in modo significativo tra i white collars e i blue collars. In particolare, una peggiore qualità del sonno era associata a una minore capacità lavorativa, con una relazione più pronunciata tra i blue collars. D’altra parte, una migliore performance cognitiva era significativamente correlata a una maggiore capacità lavorativa, soprattutto per quanto riguarda la memoria a breve termine nei blue collars. Infine, un elevato livello di tecnostress era associato a una minore capacità lavorativa e a una performance cognitiva inferiore.

Gli effetti più significativi sugli over 50

Lo studio in corso ha rilevato un’associazione tra una ridotta capacità lavorativa, una diminuzione delle abilità cognitive (in particolare della memoria a breve termine) e la qualità del sonno, soprattutto tra gli operai e i turnisti di età superiore ai 50 anni. Questi risultati, quando confermati alla fine dello studio, potrebbero avere importanti implicazioni sia per la sicurezza sul lavoro, data l’importanza della memoria, sia per la valutazione del rischio e l’implementazione di misure preventive mirate ai lavoratori anziani.

Il sonno influisce sulla capacità lavorativa

In conclusione, questa ricerca sottolinea l’importanza di una buona qualità del sonno nell’ambito lavorativo, evidenziando come influisca sulla capacità lavorativa e sulle performance cognitive dei dipendenti, soprattutto tra coloro che svolgono lavori manuali e a turni. La sua conclusione potrebbe aprire la strada a interventi volti a migliorare la qualità del sonno nei lavoratori anziani al fine di promuovere una maggiore produttività e sicurezza sul luogo di lavoro.

Open post

Voto in condotta più “pesante”? Gli italiani dicono sì

Gli italiani stanno sostenendo la riforma del voto in condotta proposta dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Secondo un sondaggio condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24, il 76% degli intervistati ha accolto positivamente l’idea di dare maggiore peso al comportamento degli studenti nella valutazione scolastica, considerando il loro comportamento come parte integrante dei crediti per l’esame di maturità. Inoltre, l’idea di far scattare un debito scolastico in educazione civica in caso di voto insufficiente (6) ha incontrato il favore dei nostri connazionali.

Favorevoli tre italiani su quattro

Questa proposta ha ricevuto l’appoggio di tre italiani su quattro, con una leggera variazione in base all’età. Tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, il 65% è favorevole, mentre tra i 35 e i 54 anni l’approvazione sale all’82%, e tra coloro che hanno 55 anni o più, il 77% è favorevole. Questo suggerisce che la maggioranza delle diverse fasce d’età sostiene la riforma. Inoltre, anche la figura del “docente tutor,” introdotta recentemente, ha ricevuto un buon grado di approvazione da parte degli italiani. Il 66% degli intervistati si è detto ben disposto nei confronti di questa figura che aiuta gli studenti nel processo di orientamento, mentre solo il 21% si è opposto.Anche qui, le preferenze variano leggermente in base all’età, con il 63% dei giovani tra i 18 e i 34 anni favorevole, il 67% dei 35-54 anni favorevole, e il 66% degli over 55 favorevole. Nonostante alcune differenze generazionali, la figura del docente tutor sembra essere ben accolta dall’opinione pubblica.

Le novità? Hanno consensi bipartisan

Interessante notare che queste novità nel sistema scolastico sembrano essere bipartisan, con un sostegno significativo da parte di elettori di diversi schieramenti politici. Ad esempio, l’84% degli elettori di Fratelli d’Italia ha accolto favorevolmente la proposta del voto in condotta, mentre anche il 75% degli elettori del Movimento 5 Stelle e il 72% degli elettori del Partito Democratico hanno espresso un parere positivo. Analogamente, il docente tutor ha ricevuto il sostegno del 77% degli elettori del Movimento 5 Stelle, dell’80% degli elettori di altri partiti di centrodestra e del 68% degli elettori del Partito Democratico.

Riforma del voto in condotta e tutor? Promossa

In sintesi, la riforma del voto in condotta e l’introduzione del docente tutor sembrano essere ben accettate dalla maggior parte degli italiani, indipendentemente dall’età o dall’orientamento politico. Queste iniziative potrebbero portare a un cambiamento significativo nel sistema educativo italiano, con l’obiettivo di migliorare il comportamento degli studenti e il loro processo di apprendimento.

Open post

Tech & Durables, un mercato tra incertezza e opportunità

A livello globale la domanda di prodotti Tech & Durables continua a rallentare: il mercato subisce gli effetti del contesto macro-economico, dell’eccesso di scorte e della saturazione della domanda collegata alla crescita record degli scorsi anni. Nella prima metà del 2023 tutti i comparti della Tecnologia di consumo registrano un calo dei ricavi, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, il settore IT e il Piccolo Elettrodomestico rimangono sopra i livelli pre-pandemici. Nello stesso periodo il mercato globale registra una contrazione del -6,3% a valore, con un fatturato di 390 miliardi di dollari. GfK prevede per l’’ntero 2023 una contrazione a valore del -3,4%.

In Italia contrazione del -4,9%

Nei primi sei mesi del 2023 in Italia il mercato della Tecnologia di Consumo segna un trend negativo a valore (-4,9%) e un fatturato di 7,3 miliardi di euro. Dopo la crescita degli ultimi anni, anche il mercato italiano sta rallentando, ma non in tutti i settori. La tendenza negativa è legata principalmente dalla performance dell’Audio-Video (-34%) e dell’Information Technology (vendite a valore -8%).
La Telefonia, il settore più importante per fatturato, registra un trend positivo (+3%) e crescono anche i comparti Grande Elettrodomestico e Piccolo Elettrodomestico (rispettivamente +6% e +4%). Le vendite online rimangono stabili intorno al 26% del fatturato, ma solo la fine dell’anno dirà quanto cresceranno a seguito dei grandi eventi promozionali che generalmente spingono gli acquisti in rete nel Q4.

Prezzi in aumento, domanda in calo

Secondo lo studio globale GfK Consumer Life, inflazione e prezzi elevati sono tra le preoccupazioni principali per il 35% dei consumatori a livello internazionale. Questo è anche uno dei motivi principali dietro alla contrazione della domanda di prodotti Tech, dove i prezzi medi a livello globale sono aumentati notevolmente rispetto ai livelli pre-pandemici: +29% a giugno 2023 rispetto a gennaio 2020. Il rallentamento del mercato T&D varia comunque da regione a regione, a causa delle differenze nel potere d’acquisto e nei livelli di prezzo. Così, mentre l’Europa occidentale e i Paesi sviluppati dell’Asia registrano una contrazione delle vendite a valore (rispettivamente -6% e -11%), Europa orientale e Medio Oriente continuano a crescere.

Sostenibilità e semplificazione guidano la domanda

Brand e Retailer devono puntare su trend a lungo termine in grado di attirare i consumatori. I prodotti che stanno continuano a crescere nonostante le difficoltà sono quelli che si caratterizzano per efficienza energetica e sostenibilità, maggiore praticità e flessibilità o caratteristiche premium a prezzi accessibili.
Un altro trend di lungo periodo che influenza positivamente il mercato globale è il desiderio di flessibilità dei consumatori, a causa delle postazioni di lavoro più piccole e del fenomeno workation. Inoltre, i modelli di fascia alta continuano a performare meglio della media del mercato, soprattutto nell0Elettronica di consumo. Ad esempio, mentre il mercato TV nel complesso è in calo (-15%), i televisori di fascia alta da oltre 75 pollici crescono del +5% a livello globale.

Open post

Economia: crescita a 3,7% nel 2022. Italia resiliente, ma rischi ancora elevati

Lo scenario tratteggiato dal comitato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, a conclusione della consultazione Article iV con l’Italia, evidenzia l’aumento dei prezzi al consumo, in gran parte a causa della crescita dei prezzi dell’energia, e il peggioramento delle condizioni finanziarie. I rendimenti dei titoli di Stato italiani risentono dell’inasprimento della politica monetaria.
Nel 2022 però l’economia italiana cresce del 3,7%, resistendo agli effetti della guerra Russia-Ucraina. Aumentano poi consumi privati, grazie alla ripresa dell’occupazione, al turismo vivace e al sostegno fiscale del potere d’acquisto reale. La crescita dei servizi e delle costruzioni compensa inoltre la debolezza del settore manifatturiero, in particolare nelle industrie ad alta intensità energetica colpite dai prezzi elevati dell’energia.

Mercato del lavoro: forte performance, ma prospettive incerte

Il mercato del lavoro registra una forte performance, i salari nominali aumentano, ma quelli reali diminuiscono. Le riserve di capitale e di liquidità delle banche rimangono sostanzialmente stabili a livelli confortevoli, e i crediti deteriorati diminuiscono ulteriormente. Ma, avverte il Fmi, a fronte delle prospettive incerte per l’economia e del futuro andamento della politica monetaria i rischi rimangono elevati. L’ampio sostegno politico e l’aumento dei costi degli interessi mantengono i disavanzi fiscali molto elevati. Il rapporto debito pubblico/Pil è in diminuzione, ma rimane molto elevato. Una popolazione in età lavorativa in calo potrebbe ridurre la crescita a lungo termine.

Nel 2023 fase di crescita più lenta, ma rischi al ribasso

Secondo le stime del Fmi la crescita dovrebbe entrare in una fase più lenta e i rischi al ribasso dominano le prospettive. Si prevede che la crescita si modererà all’1,1% nel 2023 e allo 0,9% nel 2024, per poi riprendere temporaneamente all’1,1% nel 2025. Si prevede inoltre che l’inflazione complessiva diminuirà drasticamente al 5,2% nel 2023 e al 2,5% nel 2024, trainata dal calo dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari. Un inasprimento più brusco della politica monetaria, avverte il Fmi, potrebbe trasmettersi in modo asimmetrico all’Italia e aumentare ulteriormente i costi di finanziamento, mentre il rinnovato stress finanziario globale potrebbe ridurre la disponibilità di finanziamenti, causando un ridimensionamento della spesa pubblica e privata, e riaccendendo le preoccupazioni sui legami sovrano-banca-società.

Attuare tempestivamente il Pnrr e concentrarsi sulle riforme

Attuare tempestivamente ed efficacemente il Pnrr è la sollecitazione contenuta nel report conclusivo del Fmi: “Le politiche che rallentano la riduzione del debito pubblico o i ritardi prolungati nella ricezione degli esborsi di NextGenerationEU (NGEU) potrebbero sollevare problemi di finanziamento. La crescita potrebbe essere influenzata negativamente da un nuovo balzo dei prezzi dell’energia, dalla frammentazione del commercio estero e degli investimenti o da un calo generalizzato della domanda esterna”.
È necessario quindi, riporta Adnkronos, concentrarsi su riforme strutturali ambiziose per aumentare produttività e crescita potenziale, migliorare la sicurezza energetica e soddisfare gli obiettivi climatici. Importante, poi, ridurre decisamente il debito pubblico. 

Open post

Stimoli pubblicitari, quali sono più efficaci verso gli utenti?

L’attenzione è una risorsa preziosa e, nel contesto di sovraccarico informativo in cui ci troviamo immersi, comunicare con efficacia è sempre più complesso. A questo proposito, arriva lo studio intitolato “Oltre l’attenzione visiva” condotto da Omnicom Media Group in collaborazione con AINEM, Ipsos e Nielsen. La ricerca ha misurato proprio l’attenzione verso gli stimoli pubblicitari, rivelando che questa è maggiore nei confronti dei mezzi televisivi, con un ricordo tre volte superiore rispetto al mobile. Tuttavia, andare oltre l’attenzione visiva è essenziale per ottenere una visione completa dell’efficacia di uno stimolo pubblicitario. La videocomunicazione risulta essere altamente performante, ma anche il formato audio non è da meno, con una perdita di attenzione del solo 2%. D’altra parte, i formati pubblicitari statici, come i banner, hanno performance diverse, con un ricordo intorno al 50% rispetto al formato video.

Le tre dimensioni dell’attenzione

Le prime evidenze emergono dall’analisi condotta dall’Associazione Italiana di Neuromarketing (AINEM), che ha monitorato in laboratorio le tre dimensioni dell’attenzione: visiva (tramite eye-tracking), della mente (tramite EEG – elettroencefalogramma) e del corpo (tramite GSR – Galvanic Skin Response). La televisione continua a svolgere un ruolo significativo nella comunicazione pubblicitaria. Secondo Ipsos, il ricordo di un brand visto in TV è tre volte superiore rispetto al mobile, e solo il 17% dei break pubblicitari viene interrotto dallo zapping. Inoltre, l’importanza dell’audio nell’attivare l’attenzione è confermata dal fatto che una persona su cinque ricorda una pubblicità passata in TV anche se in quel momento non stava guardando lo schermo.

Come gli italiani fruiscono la pubblicità: vince la TV

Lo studio condotto da Ipsos ha esaminato i comportamenti di fruizione di TV e mobile degli italiani all’interno delle loro case, utilizzando sofisticati strumenti di AI e machine learning. Nel contesto naturale (soggiorno, camera da letto, cucina, ecc.), l’attenzione alla pubblicità risulta più elevata in salotto (60%) rispetto alla camera da letto (47%). Si è osservato che le persone dedicano circa 10 secondi di attenzione attiva agli stimoli pubblicitari in TV, mentre su mobile questo tempo si riduce a circa 2 secondi. Nonostante ciò, l’ambiente mobile risulta più immersivo poiché le persone distolgono meno lo sguardo dallo schermo del cellulare. Ciò comporta una variazione nei comportamenti tra fruizione di contenuti e fruizione di pubblicità.

Più attenzione ai siti di informazione che ai social

Per quanto riguarda i mezzi di informazione, lo studio analizza l’attenzione verso i messaggi pubblicitari sulle testate web di news (come siti di quotidiani e periodici). Su questi mezzi, il tempo di attenzione risulta essere del 20% superiore rispetto a quello registrato sui social media. Il contesto in cui sono inseriti i messaggi pubblicitari influisce notevolmente sull’attenzione: i contenuti presenti sui siti di informazione spingono a una maggiore attenzione anche nei confronti delle pubblicità. Nell’analisi delle caratteristiche sociodemografiche, emerge che il ricordo degli spot TV è del 75% più alto per le donne rispetto agli uomini. I giovani, invece, si distinguono per una soglia di attenzione alla pubblicità più bassa, ma registrano lo stesso livello di ricordo delle persone più mature.

Open post

L’Italia nel 2023: un paese che resiste a pandemia e choc energetico

L’Italia si dimostra un paese capace di resistere alla pandemia prima e allo choc energetico, con il conseguente rialzo dei prezzi, dopo. Una tendenza positiva che sembra continuare anche nel 2023 e nel 2024, seppur con percentuali più contenute.
La crescita del Pil nel 2022 è infatti del +3,7% (tra le maggiori economie europee seconda solo alla Spagna, e maggiore rispetto a Francia e Germania) trainata soprattutto da costruzioni e servizi. Insomma, l’Italia che emerge dal Rapporto annuale dell’Istat per il 2023 è nel complesso resiliente. Sono però diversi gli aspetti su cui il paese deve compiere grossi passi in avanti, anche alla luce delle direttrici indicate dal PNRR e della sua progressiva attuazione.

Imprese: innovazione, ricerca e sviluppo sono fondamentali

Nel mondo imprenditoriale, ancora caratterizzato dalla forte prevalenza di Pmi (solo l’1% delle realtà imprenditoriali è costituto da grandi aziende), diventano di fondamentale importanza innovazione, ricerca e sviluppo.
In base alle analisi dell’Istituto di statistica, le imprese che innovano registrano una produttività maggiore del 37%, e se si aggiunge la ricerca e sviluppo si arriva a un +44%. L’altro nodo critico è l’inclusione dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro.
Su questo fronte si registrano ancora le percentuali più basse d’Europa. Un dato per tutti: la quota dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, è al 20%, pari a 1,7 milioni di persone (dopo di noi solo la Romania).
L’Istat rileva peraltro come le donne che raggiungono i livelli più elevati di istruzione rimangano più a lungo al lavoro anche dopo aver avuto figli.

Partecipazione al lavoro: serve un approccio qualitativo

La partecipazione al lavoro si lega direttamente, come dimostrato dai dati dell’Istituto, a quello della natalità (lo scorso anno si è registrato il record storico negativo inferiore a 400 mila nascite) e dell’invecchiamento demografico, che modificano direttamente la struttura del mercato lavorativo. L’Istat propone un approccio qualitativo più che quantitativo al welfare, per consentire alle nuove generazioni di fare scelte genitoriali e progettare il futuro. Grande attenzione viene data nel Rapporto anche al tema dell’ambiente, con le criticità legate soprattutto alla gestione delle risorse idriche, e della transizione ecologica, che può diventare un’ottima opportunità di inclusione lavorativa anche per donne e giovani.

Sì a transizione ecologica se sostenibile anche socialmente 

La transizione ecologica va però guidata in maniera tale da essere socialmente sostenibile e da non acuire le disuguaglianze e la trappola della povertà. Su questo fronte però l’Italia segna anche alcuni punti a suo favore, innanzitutto nel campo delle fonti rinnovabili, dove siamo tra i paesi più performanti, anche grazie al sistema delle incentivazioni. Si è inoltre registrato un rallentamento delle emissioni di gas serra. Buoni risultati anche per quanto riguarda le aree verdi nelle città, le aree marine protette e il patrimonio boschivo, che hanno registrato una crescita consistente.

Open post

Dopo la pandemia gli italiani assicurano le mura domestiche: cosa è accaduto?

Forse è l’abitazione uno dei luoghi mutati più profondamente nel corso di questi ultimi 3 anni. Se prima la casa era vista come mero ambiente in cui stazionare nelle ore notturne o durante il weekend, complice pandemia e lavoro agile è divenuta protagonista di una trasformazione che l’ha portata a essere ben più che un rifugio. La casa, oggi, si abita e si vive, è luogo di riposo e sinonimo di accoglienza, è ufficio, ma anche luogo di incontro e relax. Vivere maggiormente l’abitazione, al pieno delle proprie potenzialità, ha restituito, tuttavia, anche conseguenze in termini di sicurezza. Tanto che oggi aumenta il numero di chi vuole assicurare le mura domestiche.

La casa come porto sicuro

Un dato che non sorprende: già nel 2022, come confermato dal report ‘L’assicurazione Italiana’, rilasciato dall’Associazione Nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA), emergeva un aumento di richieste di sottoscrizione di contratti assicurativi a protezione della casa. Secondo lo studio, infatti, solo a marzo dello scorso anno è stato registrato un aumento del +14,4% nel ramo danni rispetto al periodo pre-pandemico.
Un dato che già allora restituiva una fotografia puntuale delle nuove necessità degli italiani, figlie di due anni di incertezza in cui la casa si è trasformata da luogo in cui trascorrere la notte a porto sicuro.

Cosa è cambiato in tre anni?

E dopo 3 anni gli italiani hanno ben chiaro in mente quale sarà la casa del futuro: green, tecnologica, cyber sicura. Se durante il lockdown l’abitazione era diventata una prigione dorata, oggi la percezione delle persone è cambiata, e con essa anche il modo di vivere il proprio ambiente domestico.
Questo è quanto emerge anche da una ricerca BVA-Doxa promossa da Groupama Assicurazioni per l’Osservatorio Change Lab, Italia 2030, che monitora e analizza i principali trend che modificheranno il modo di vivere degli italiani nel corso dei prossimi dieci anni, nonché il loro impatto su economia, ambiente e sviluppo del Paese.

Un luogo polifunzionale in cui la parola chiave è condivisione

Per il 73% degli intervistati, oggi la casa è un luogo polifunzionale in cui la parola chiave è ‘condivisione’, di spazi, momenti, esperienze, ma anche un investimento sicuro (35%) da lasciare in eredità ai figli a garanzia di un futuro più roseo (46%). Gli italiani sono un popolo di proprietari di casa (il 79% del campione dichiara di possederne una), ne percepiscono l’importanza e sentono l’esigenza di proteggerla. Sono 8 su 10, infatti, gli italiani che sostengono il valore di un’assicurazione sulla casa. E il 54% ha già provveduto a stipularne una.

Posts navigation

1 2 3 4 5 6 7 8
Scroll to top