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Cyberattacchi: il 2022 è “l’anno peggiore di sempre”

Secondo i ricercatori del Clusit il 2022 è stato l’anno peggiore di sempre sul fronte della sicurezza informatica. Il Rapporto annuale del Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, condotto su 148 paesi, evidenzia che a livello mondiale l0anno passato si sono registrati 2.489 incidenti gravi, con 440 attacchi in più rispetto al 2021, per una crescita annua del 21%. E negli ultimi dodici mesi nel mirino degli hacker è finita anche l’Italia: il Rapporto ha registrato 188 attacchi informatici, con un aumento del 169% rispetto al 2021. Rispetto alla media mondiale l’incremento è del +21%. Inoltre, nel nostro paese, la pressione maggiore è stata rilevata sul settore governativo e sulle aziende manifatturiere del Made in Italy.

Finalità cybercrime per la diffusione di ransomware

Il picco massimo dell’anno, e di sempre, si è registrato nel mese di marzo, con 238 attacchi.
I dati aggregati per continente confermano la preponderanza percentuale di vittime in America (38%), rispetto a Europa (24%) e Asia (8%). L’analisi mostra inoltre una netta prevalenza di attacchi con finalità di cybercrime e significativi risvolti economici legati alla diffusione dei ransomware, che sono stati oltre 2.000 a livello globale e rappresentano l’82% del totale, in crescita del 15% sul 2021. Per l’Italia la percentuale sale al 93%, in crescita del 150%.

Più colpiti i “multiple targets”, ma in Italia obiettivi governativi

A livello mondiale, le principali vittime tornano a essere i ‘multiple targets’, i bersagli multipli (22%) con un aumento del 97% sul 2021. “Si tratta – spiega il Clusit – di campagne di attacco non mirate, che continuano a causare effetti consistenti”.  Ai bersagli multipli seguono il settore governativo, quello delle PA e della sanità (12%). Il settore più attaccato in Italia nel 2022 è invece quello governativo, con il 20% degli attacchi, seguito a brevissima distanza dal comparto manifatturiero (19%), che rappresenta il 27% del totale degli attacchi censiti nel settore livello globale.

“Un cambiamento sostanziale nei livelli di cyber-insicurezza mondiali”

Il malware rappresenta la tecnica con cui viene sferrato il 37% degli attacchi globali, cresciuto del +52%, seguito da vulnerabilità (12%), phishing e social engineering (12%).
Anche nel nostro paese prevalgono gli attacchi per mezzo di malware, sono il 53% del totale e hanno impatti gravi o gravissimi nel 95% dei casi.
“Negli ultimi cinque anni si è verificato un cambiamento sostanziale nei livelli globali di cyber-insicurezza mondiali – commentano i ricercatori, come riporta Ansa – al quale non è corrisposto un incremento adeguato delle contromisure adottate dai difensori”. Nel nostro paese, osserva il presidente di Clusit, Gabriele Faggioli, “è necessaria un’ulteriore evoluzione nell’approccio alla cybersecurity. Occorre non solo che permanga il ‘driver normativo’, ma che si mettano in atto a tutti i livelli i processi di valutazione e gestione del rischio per il business”.

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Come scegliere uno smartwatch da acquistare?

Un dispositivo indossabile molto simile a un normale orologio da polso ma con numerose funzionalità: è lo smartwatch, divenuto ormai un ‘must’ tra gli accessori high-tech. Non stupisce quindi come le ricerche per individuare quello più adatto alle esigenze personali siano spesso lunghe e laboriose. È quanto evidenzia lo Smartwatch Market Insight Report di Huawei: in media occorrono circa tre settimane per scegliere lo smartwatch ‘giusto’. Un dato che prescinde dalla fascia di prezzo, poiché il costo è solo uno degli aspetti da valutare. Ma dove e come cercare uno smartwatch? Oltre al classico ‘passaparola’ vi sono certamente i portali specializzati, come Recensioniorologi.it, dove reperire schede e recensioni ricche di informazioni utili per individuare i migliori smartwatch sul mercato per prezzo, funzionalità e prestazioni.

I fattori che influenzano la scelta

Sulla base del Report di Huawei il costo sembra essere un fattore secondario, sia per i cosiddetti ‘power user’ sia per l’acquirente medio, interessato anche ad aspetti secondari come vestibilità, design o l’appeal del brand. Le caratteristiche che sembrano interessare maggiormente i potenziali acquirenti sono l’aggiornamento tecnologico e la facilità di utilizzo. I futuri utilizzatori tendono infatti ad accertarsi che il dispositivo sia equipaggiato con un software recente, meglio se compatibile con il sistema operativo del proprio smartphone. Non meno importante è la qualità costruttiva. In genere riscuotono maggior successo i prodotti di qualità, solidi e resistenti. Non a caso, il 67% degli intervistati menziona la resistenza all’acqua come una delle caratteristiche imprescindibili.

Preferenze soggettive

Le prerogative tecnologiche e costruttive di uno smartwatch fanno il paio con preferenze di carattere strettamente personale. Pertanto, è difficile circoscrivere un range di prodotti ‘ideali’, dal momento che molte caratteristiche di ciascun device possono intercettare il gusto di una nicchia più o meno ampia di pubblico. Da questo punto di vista, forma e dimensioni del quadrante, design e vestibilità del cinturino sono discriminanti tutt’altro che secondarie. Il 55% dei possessori di smartwatch di fascia alta (valore di mercato superiore ai 250 euro) dichiara infatti di avere a disposizione cinturini di ricambio da scegliere in base al contesto di utilizzo, mentre il restante 45% cambia il cinturino solo quando si rompe.

Il design del quadrante

Per quanto riguarda il quadrante grande attenzione viene rivolta al design, non solo in termini di forma e dimensioni, ma anche in relazione alla watchface. La tendenza a cambiarla con regolarità risulta maggiore tra i possessori di device di fascia alta (prezzo superiore ai 200 euro) rispetto a quelli che utilizzano modelli più economici. Inoltre, rientrano tra i parametri di scelta anche le funzionalità. Una buona percentuale di utenti non va molto oltre quelle base, come connettività con smartphone e monitoraggio delle funzioni fisiologiche durante l’attività sportiva. Ma in fase di scelta le funzionalità rappresentano un fattore spesso decisivo per l’acquisto di un prodotto al posto di un altro.

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Italia, il mercato dei droni vale 118 milioni di euro

Vola, è proprio il caso di dirlo, il mercato italiano dei droni professionali. Tanto che nel 2022 ha toccato i 118 milioni di euro, con un incremento di ben il 20% rispetto il 2021. Con questi numeri, si è ritornati ai livelli pre-covid (117 milioni di euro nel 2019), ultimo dato utile prima dello stop forzato. Lo segnala la ricerca dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata della della School of Management del Politecnico di Milano.

Quante sono le imprese in Italia?

Le imprese del settore in Italia sono 706, (in lieve calo rispetto alle 713 del 2021), mentre si contano quasi 60.000 droni registrati sul portale d-flight dal 2020 ad oggi (13.921 nel 2022), di cui il 92% per droni a uso ricreativo e solo l’8% per droni a uso professionale in imprese e PA. Gli operatori registrati e attivi in piattaforma a dicembre 2022 sono 87.007 (+34% rispetto al 2021). Buone notizie anche sul fronte delle autorizzazioni per voli BVLOS, condotti a una distanza che non consente al pilota remoto di rimanere in contatto visivo diretto e costante con il drone: ENAC ha autorizzato 27 sperimentazioni nel 2022, contro le 11 del 2021, segnale sulla volontà di investire in un ambito fondamentale per lo sviluppo del trasporto di merci e persone.

Le applicazioni di droni crescono in tutto il mondo

A livello mondiale, le applicazioni di droni censite tra il 2019 e il 2022 sono 1.137, +27% nel 2022. Nel segmento operativo – l’unico che al momento genera profitti, costituito da droni medio/piccoli in grado di svolgere attività a valore aggiunto per i settori più tradizionali – i casi applicativi sono 823, il 72% del totale. Le principali applicazioni riguardano ispezioni e sopralluoghi (43%), sicurezza e sorveglianza (18%) e ricerca-soccorso (12%). I progetti di Advanced Air Mobility (AAM), con droni più grandi in grado di effettuare trasporti di beni e persone, sono 314 (il 28% del totale): l’82% riguarda il trasporto di merci con droni e il restante 18% il trasporto di persone. Si tratta di un settore che sta attirando grandi investimenti, ma che non ha ancora iniziato a generare profitti per le imprese interessate.

Un business che può decollare ulteriormente

“Il 2022 è stato un anno cruciale per il mercato professionale dei droni – spiega Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata –. Se da un lato il valore del mercato operativo non è ancora esploso e il mercato dell’Advanced Air Mobility non ha ancora iniziato a generare ricavi per le imprese, diversi Paesi europei e l’Unione Europea stessa hanno iniziato a delineare strategie e roadmap per l’introduzione di servizi con droni: sono cresciute le sperimentazioni, sono nati ecosistemi in grado di mettere a fattor comune le competenze dei singoli attori e le imprese hanno iniziato a comprendere in modo più chiaro i benefici che questa tecnologia può portare alle loro attività”.

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Vacanze invernali? La montagna in vetta alle preferenze

I dati del turismo italiano sono, per fortuna, tornati positivi. Il 2022 è stato a tutti gli effetti l’anno della ripresa dei viaggi e delle vacanze. In quest’ottica è interessante scoprire quali sono le mete e le tipologie di vacanze preferite dai nostri connazionali. Insomma, come è andato e come sta andando l’inverno e quali sono le destinazioni predilette? La risposta è facile: vince la montagna.

12 milioni in quota

Sono 12 milioni gli italiani che scelgono la montagna nel primo trimestre di quest’anno: 7,5 milioni fanno soggiorni di una settimana o un periodo un po’ più breve, per i restanti 4,5, si tratta invece di escursioni giornaliere. Secondo i dati dell’Osservatorio Confcommercio-Swg, la spesa media è di 540 euro a testa. Quasi 9 vacanzieri su 10 scelgono le mete nazionali: a fare da padrone è l’arco alpino, in primis le destinazioni del Trentino Alto Adige, seguite da Lombardia e Valle d’Aosta, ma con buone performance anche di Piemonte, Veneto e Friuli. Non mancano i turisti che raggiungono destinazioni estere: primeggiano le “vette” svizzere, seguite da quelle di Austria e Francia. 

Natura, cibo, relax e shopping le motivazioni del viaggio

Le motivazioni delle vacanze in montagna sono cambiate dopo la pandemia: escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in Spa e centri benessere, shopping sono le quattro attività più importanti indicati dagli intervistati. Solo al quinto posto la pratica dello sci e di altri sport invernali Resta comunque alta, per chi sceglie questo tipo esperienza, l’attenzione per lo stato dell’innevamento naturale: sono 4 su 10 i vacanzieri che dichiarano che, in assenza di neve, preferiscono cambiare i programmi di vacanza.

A Carnevale si va nelle città d’arte

In base alle stime, la settimana di Carnevale vedrà ben 4,4 milioni di italiani muoversi sicuramente per un piccolo viaggio. A questi si aggiungono altri 1,9 ancora indecisi ma propensi a spostarsi per una vacanza che, nel 50% dei casi, è fuori regione se non addirittura all’estero. Città d’arte o grandi città sono le destinazioni preferite in 4 casi su 10. A Carnevale i portafogli sembrano essere un po’ più “capienti”: si spendono in media 410 euro a testa per una vacanza, per una spesa complessiva di quasi 3 miliardi. Il consuntivo delle festività di fine anno, comunque, si è chiuso bene, con circa 25 milioni di Italiani in viaggio tra Natale e l’Epifania, e il 2023, anno dei ponti, sembra avviarsi sotto buoni auspici. L’indice di propensione al viaggio dei connazionali sale a quota 63 – su scala da 0 a 100 – due punti sopra gennaio 2022 e sostanzialmente in linea con i livelli pre-pandemia.

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Fatturato dell’industria, a novembre torna ad aumentare

Buone notizie per quanto riguarda i dati di fine anno relativi al fatturato dell’industria nazionale. Lo confermano le ultime rilevazioni dell’Istat, riferite a novembre 2022. Entrando nel merito dei conteggi, si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, aumenti dello 0,9% in termini congiunturali, registrando una dinamica positiva su entrambi i mercati (+0,6% sul mercato interno e +1,3% su quello estero). Nel trimestre settembre-novembre 2022 l’indice complessivo è cresciuto dello 0,8% rispetto al trimestre precedente (+0,4% sul mercato interno e +1,7% sul mercato estero).

Buone performance per i beni strumentali e di consumo

Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a novembre gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale per i beni strumentali (+2,7%) e per i beni di consumo (+1,5%), mentre registrano una flessione su base mensile per l’energia (-1,8%) e per i beni intermedi  (-0,5%). Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell’11,5%, con incrementi del 10,1% sul mercato interno e del 14,3% su quello estero. I giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2021.

Comparto dell’energia a +19,5%

Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali marcati per l’energia (+19,5%), per i beni strumentali (+17,6%) e i beni di consumo (+13,3%), più contenuti per i beni intermedi (+4,5%). Con riferimento al comparto manifatturiero, tutti i settori di attività economica mostrano una crescita tendenziale. A novembre si stima che l’indice destagionalizzato del fatturato in volume, relativo al settore manifatturiero, registri un aumento in termini congiunturali (+1,2%). Corretto per gli effetti di calendario, il volume del fatturato per il comparto manifatturiero cresce in termini tendenziali dello 0,5%, con un incremento molto più contenuto di quello in valore (+11,4%).

Il commento dell’Istituto di Statistica

Insieme ai dati, arriva anche il commento dell’Istat. “Dopo due mesi di flessioni, il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, torna a crescere a novembre in termini congiunturali, favorito da un maggiore dinamismo della componente estera rispetto a quella interna.
Nel confronto tendenziale su dati corretti per i giorni lavorativi, si registra un incremento del valore del fatturato sia in termini complessivi sia con riferimento ai principali raggruppamenti di industrie. La crescita in volume risulta decisamente più contenuta”. Per comprendere se il trend durerà anche nei mesi dell’anno appena iniziato occorre attendere le prossime rilevazioni.

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Salute e comodità: i trend della spesa online degli italiani nel 2022

Le parole chiave della spesa online degli italiani nel 2022 sono state salubrità e praticità: se frutta e verdura hanno infatti continuato a trainare gli acquisti contemporaneamente è cresciuto il consumo di alimenti salva-tempo. È quanto emerge dal quarto Report Annuale di Everli relativo ai trend per la spesa online degli italiani negli scorsi dodici mesi. Frutta e verdura continuano quindi a primeggiare nel carrello online degli italiani, confermandosi per il terzo anno consecutivo in vetta alle categorie di prodotto più acquistate. Una tendenza healthy in crescita già dallo scorso anno, che si riflette anche in nuove abitudini alimentari. Nel 2022, merendine e dolci escono per la prima volta dalla top 10 dei prodotti più comprati.

L’anno delle bevande e della praticità

Compare però nella classifica delle categorie più acquistate anche molti cibi pronti per essere gustati, come formaggi fusi a fette (3°), spalmabili (5°), e mozzarella (7°), il prosciutto (6°) e alcuni ‘convenience food’, come sughi pronti (8°) e carne o pesce in scatola (10°). Ma nel 2022 gli italiani hanno scelto la spesa online anche per l’acquisto di bevande. Tra le categorie di prodotto più acquistate 3 su 10 riguardano il mondo beverage: l’acqua minerale sale al 2° gradino del ranking dei 10 prodotti più comprati nel 2022, vino e birra (4°) tornano in graduatoria dopo un’assenza di tre anni ed entrano per la prima volta nella top 10 le bibite gassate (9°).

Le abitudini di acquisto online

Secondo Everli nel 2022 gli acquisti hanno registrato un picco importante da gennaio a marzo, prima dell’insorgere dell’instabilità globale. Quanto alle abitudini di spesa settimanali, venerdì e lunedì sono stati i momenti più gettonati per dedicarsi alla spesa online e gli acquisti ‘on-the-go’ si confermano la soluzione preferita, con un numero crescente di ordini effettuati via smartphone. Sono infatti 7 utenti su 10 ad affidarsi all’app quando si tratta di fare la spesa online. Ed è proprio la possibilità di guadagnare tempo a rendere questa prassi particolarmente vantaggiosa. Lo scorso anno la spesa online ha permesso un risparmio medio di 70 km e 10 ore per utente.

La mappa dei sapori della Penisola

Se nel corso del 2022 Roma è stata la città che ha acquistato il maggior numero di prodotti ortofrutticoli, il podio regionale vede a pari merito Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Nel ranking delle province con i maggiori acquisti di frutta e verdura entrano infatti anche Milano (2°), Padova (6°), Varese (8°) e Verona (9°), che si affiancano a Bologna (4°) e Forlì-Cesena (10°). La regione più golosa è la Lombardia, con Varese (3°), Milano (4°), Bergamo (6°) e Brescia (8°) tra le 10 città in cui si sono registrati gli ordini maggiori di dolciumi, ma a livello provinciale Roma detiene anche questo primato. I consumi più significativi di carne e pesce poi si sono registrati a Torino, ma è in Friuli-Venezia Giulia che sono stati effettuati il maggior numero acquisti.

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Vivere sano: è vero che i consigli “tradizionali” non hanno base scientifica?

Più che consigli sono luoghi comuni, e sono tutti confutabili. Si tratta delle tradizionali raccomandazioni intorno alla salute e alla qualità del viver sano, dall’importanza della prima colazione ai 10.000 passi da fare ogni giorno. La prima colazione non è infatti il pasto più importante della giornata, dipende dall’orario in cui la si fa, da cosa e quanto si mangia. E quanto ai 10.000 passi al giorno, si scopre che quando questo luogo comune è apparso per la prima volta negli anni ’60 “non era basato su alcun aspetto scientifico”, scrive il Guardian. Certo, potrebbe valere solo come buon consiglio. “I rendimenti decrescenti entrano in gioco intorno ai 10.000 – aggiunge il Guardian – ma fin lì, fai di più se puoi, un po’ più velocemente se possibile”.

Dalle 8 ore di sonno alle 5 porzioni di frutta e verdura al giorno

Il sonno è individuale, il tempo dipende dalle esigenze personali di ciascuno, dalle abitudini, e dalla routine. La raccomandazione di ‘dormire almeno 8 ore’ è un buon consiglio, ma anche in qualche modo arbitraria. Molti studi hanno poi scoperto che se consumare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno è associato a un miglioramento della salute, ci sono anche prove che possano essere utili fino a 10 porzioni giornaliere. In linea generale, coloro che consumano più frutta e verdura hanno minori rischi di declino cognitivo, demenza e diabete, meno stress, e maggiore è la varietà, meglio è. Verdure a foglia verde scuro e crucifere (broccoli, cavoletti di Bruxelles e cavoli) sono alcune delle verdure più dense dal punto di vista nutrizionale.

Almeno 2 litri di acqua (e un bicchiere di vino)

Rimanere idratati è importante, ma la raccomandazione di bere due litri di acqua al giorno, sebbene ragionevole, non si basa su dati scientifici. Una quantità adeguata d’acqua per gli adulti è di 2,5 litri, ma la maggior parte di questa quantità si trova nei cibi che vengono preparati. La vecchia raccomandazione di bere un bicchiere di vino ogni sera si basa invece sull’evidenza che le persone classificate come ‘bevitori moderati’ (circa 1-2 bicchieri al giorno) sembrano mostrare un rischio inferiore per alcune malattie.
Tuttavia, uno studio su 36.000 adulti ha rilevato che anche uno o due drink al giorno potrebbero ridurre le possibilità di un invecchiamento sano e ridurre le dimensioni del cervello. 

Carne rossa: fa male? Dipende

La carne rossa viene spesso sconsigliata perché contiene molti grassi saturi, e diversi studi hanno mostrato un’associazione tra la maggiore assunzione di carne rossa e l’aumentato rischio di cancro alla prostata e malattie cardiache. Ora è opinione diffusa che le associazioni tra carne rossa e rischio di malattia possano essere confuse, perché molti studi non distinguono tra l’assunzione di carni rosse lavorate (bacon, salsicce, hamburger e salumi) e non trasformate. Diversi studi recenti, riporta AGI, hanno invece stabilito che mangiare carne rossa non trasformata potrebbe non aumentare questi rischi, specie cardiaci. E le principali organizzazioni sanitarie raccomandano di continuare a mangiare carne rossa non trasformata.

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Nuovo Codice Consumi: i valori per i consumatori nel 2022

Il Nuovo Codice Consumi, realizzato da GS1 Italy in collaborazione con Ipsos e McKinsey & Company, ha individuato i valori che hanno guidato i consumatori nel 2022. Secondo lo studio, dal punto di vista dei consumi, con i suoi 59 milioni di abitanti, l’Italia si può ‘riassumere’ in nove comunità di consumatori. Sono comunità trasversali per età e collocazione geografica, e per genere e status socio-economico, perché ad accomunarle sono altri fattori. Ovvero, i valori, le passioni, gli atteggiamenti, e quindi, l’adesione a uno stesso stile di vita, e anche di spesa. In pratica, il Nuovo Codice Consumi ha suddiviso gli italiani in nove ‘comunità di sentire’, diverse, ma non mutualmente esclusive.

Emozionalità, Innovazione, Omnicanalità, Ambiente, Territorialià, Convenienza 

Per tematizzare le nove comunità di consumatori, il Nuovo Codice Consumi ha identificato i sei temi chiave che definiscono i principali valori, e con quale dimensione, gli italiani si relazionano alla spesa, ai consumi e alla vita quotidiana. Questi sei temi individuati riguardano l’Emozionalità di prodotti e marchi, l’Innovazione dell’esperienza di consumo, Omnicanalità ed esperienza d’acquisto, la Cura per l’ambiente e la persona, la Territorialità, e Convenienza e parsimonia.

Angeli custodi, follower del fashion o ribelli etici?

La prima è quella di chi si gusta le piccole cose (12% dei consumatori italiani), per i quali basta poco per essere felici. La seconda riguarda gli angeli custodi, ‘coloro che curano il nido’ (11%) o caring parsimoniosi, e la terza, gli ispirati dall’edonismo (14%), che racchiude i ‘disattenti con il gusto di essere ammirati’. 
A questi seguono i follower del fashion (10%), consumatori ‘ricercati dal gusto brandizzato’, e i saggi del benessere (20%, la comunità dei ‘conviviali concentrati sulla salubrità’.
Ma c’è anche una comunità di chi è costretto a vivere veloce (13%), gli ‘urban-onnivori disinteressati’, per i quali la vita è un delivery, e una che contraddistingue i ribelli etici, o moral suasion: ovvero, ‘no logo e freddi con la GDO’ (11%).

Sperimentatori accorti o nostalgici del “genius loci”?

C’è poi una comunità di sperimentatori accorti, i ‘creatori di gusti, informati e avveduti’ (22%), e una di autentici nostalgici del genius loci, i ‘custodi tradizionalisti ed elegiaci a km0’ (12%). Insomma, dagli amanti delle marche a quelli dell’autoproduzione, dai fedelissimi del mercato a chi fa la spesa online, dai sostenitori della sostenibilità a quelli dei territori di produzione, dai parsimoniosi attenti al prezzo a quelli che fanno scorte quanto ci sono promozioni, sono questi gli italiani delle nove community individuate dal Nuovo Codice Consumi.

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Casa e italiani: i proprietari sono il 70,8%

La proprietà immobiliare è un fattore costitutivo della nostra società, inscritto nel dna degli italiani. Il 70,8% delle famiglie italiane è infatti proprietario della casa in cui vive, e il 28,0% possiede altri immobili. La percentuale di famiglie proprietarie è più elevata tra le coppie con figli (73,9%) e tra i residenti nelle piccole città: 76,1% nei comuni fino a 2.000 abitanti, e 74,3% in quelli tra 2.000 e 10.000 abitanti. Ma la proprietà non è prerogativa solo dei benestanti: tra le famiglie più povere il 55,1% è proprietario dell’abitazione in cui vive, e la percentuale aumenta fino all’83,9% tra i più abbienti. Si tratta di alcuni dati del 1° Rapporto Federproprietà-Censis, dal titolo Gli italiani e la casa, realizzato con il contributo della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

La pietra angolare della sicurezza economica ed esistenziale

Per il 91,9% degli italiani la casa è un rifugio sicuro, soprattutto dopo il Covid, e l’89,7% è tranquillizzato dall’essere proprietario della propria abitazione. Per l’83,1% la casa riflette anche la propria identità e personalità, e il 54,5% vorrebbe aiutare figli o nipoti ad acquistare la prima casa, perché l’immobile di proprietà resta la pietra angolare della sicurezza economica ed esistenziale.
La pandemia ha poi contribuito a rendere multifunzionali le abitazioni, e se il 47,1% degli italiani lavora ancora da remoto il 96,3% degli studenti è attrezzato per seguire le lezioni in Dad. In casa gli italiani fanno anche sport (43,7%), cucinano (89,3% e coltivano parte delle relazioni sociali (84,5%). Al 17,7% poi capita di curarsi in casa o ricevere assistenza a domicilio.

Cresce l’attenzione per la salubrità degli ambienti

Per l’87,2% degli italiani gli spazi della propria abitazione sono adeguati, e la casa è confortevole. Il 29,5% ha apportato cambiamenti importanti a seguito alla pandemia per adeguare gli spazi alle nuove esigenze. Cresce anche l’attenzione per la salubrità degli ambienti e la sostenibilità della casa: l’88,9% la ritiene salubre, e l’84,4% è pronto a renderla più sostenibile attraverso il controllo dei consumi energetici. Il 51,7% dei proprietari è inoltre convinto che il valore della propria abitazione non sia aumentato negli ultimi dieci anni. In effetti, tra il 2010 e il 2019 i prezzi degli immobili residenziali in Italia sono diminuiti del 16,6% per poi registrare un +4,6% tra il 2019-2021 e un +5,2% nel secondo trimestre del 2022.

Ma aumentano i costi e il disagio abitativo

Sono però fortemente aumentati i costi legati alla casa. Per il 76,5% degli italiani tali costi pesano molto sul budget familiare, e per il 71,7% le tasse relative alla proprietà sono troppo alte. Il 5,9% degli italiani però vive in condizione di deprivazione abitativa. A questo si aggiunge il disagio degli studenti fuori sede. Una soluzione innovativa è l’housing sociale, avviato dal Piano nazionale di edilizia abitativa, che prevede un sistema integrato di fondi immobiliari con al centro il Fondo Investimenti per l’Abitare gestito da Cdp Immobiliare Sgr.

Come proteggere la porta di ingresso di un ufficio dai ladri

All’interno di un ufficio sono custodite numerose apparecchiature che hanno certamente un importante valore economico.

Dai computer ai dispositivi elettronici di vario tipo infatti, ogni attrezzatura ha un valore intrinseco non indifferente, considerando inoltre che tutti i dati relativi alla propria attività sono custoditi proprio al loro interno.

A parte questo ci sono attrezzature da lavoro, macchinari e arredi che possono essere oggetto delle mire di eventuali malintenzionati e che per questo sono da proteggere.

Ecco allora di seguito alcuni metodi efficaci per mettere in sicurezza la porta di ingresso di un ufficio ed impedire l’accesso a chi non è autorizzato.

Una porta blindata

Certamente ricorrere ad una porta blindata è già una ottima soluzione. Le porte blindate di nuova generazione sono infatti assolutamente resistenti ad ogni tentativo di effrazione e garantiscono un livello di sicurezza molto alto.

Tra l’altro il solo tentativo di forzarla può richiedere del tempo che chiaramente i ladri non hanno a disposizione, oltre agli eventuali rumori che verrebbero prodotti e che insospettirebbero i passanti o i vicini.

Dunque una soluzione dalla quale partire potrebbe essere proprio una porta blindata di nuova generazione.

Chiavistello e seconda serratura

L’ultima idea è quella di far installare un chiavistello (di quelli senza segni all’esterno) che vada ad assicurare ancora di più la porta.

Inoltre, è una buona idea quella di fare installare una seconda serratura per un livello maggiore di sicurezza. Si tratta certamente di un ulteriore deterrente che consente di aumentare il livello di sicurezza.

La videosorveglianza

Una telecamera puntata direttamente sulla porta di ingresso del tuo ufficio rappresenta un deterrente non da poco.

Infatti, sapere che il proprio volto potrebbe essere registrato dalle telecamere e successivamente mostrato agli inquirenti è già di per sé un buon motivo per lasciar perdere.

Molto importante a tal proposito è avvisare tutti i passanti (e gli eventuali malintenzionati) della presenza delle telecamere mediante apposita cartellonistica.

Un sensore senza fili

Grazie ad appositi sensori che rilevano qualsiasi tipo di passaggio dalla porta quando vengono attivati, è possibile far scattare un allarme sonoro (o ricevere una notifica sul cellulare) in maniera tale da indurre i malintenzionati a fuggire ed in ogni caso ad avvisare del tentativo di effrazione in corso.

È una tecnologia che non è facile da aggirare e per questo rappresenta una risorsa da considerare quando si desidera aumentare il livello di sicurezza della porta principale del proprio ufficio.

Una inferriata apribile

Una inferriata apribile rappresenta una ulteriore barriera a protezione della tua porta d’ingresso.

Dunque si tratta di un impedimento fisico che si deve necessariamente superare se si desidera accedere all’interno dell’ufficio.

Consideriamo anche in questo caso il tempo necessario per il tentativo di effrazione e l’eventuale rumore prodotto, due elementi che già di per sé sono sufficienti a far desistere qualsiasi malintenzionato.

All’inferriata apribile è possibile abbinare delle grate di sicurezza nel caso in cui ci siano delle finestre.

Conclusione

Come consiglio finale, possiamo suggerirti di non pubblicizzare sui social network eventuali periodi di ferie o chiusura del tuo ufficio: molti malintenzionati infatti, controllano proprio i social network per capire quale potrebbe essere il momento buono per mettere a segno un colpo considerando assenza prolungata dei titolari o dipendenti.

Dunque, adottare questi sistemi di protezione significa effettivamente aver messo in sicurezza la porta del proprio ufficio, e di conseguenza salvaguardare tutti quei dispositivi o documenti che sono preziosi per il proprio lavoro, non soltanto dal punto di vista economico.

Se non ti è possibile provvedere a mettere in pratica tutte queste soluzioni in un arco breve di tempo, comincia comunque ad apportarli uno dopo l’altro per aumentare progressivamente il livello di sicurezza.

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