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Frutta e verdura: 25 milioni di italiani l’acquistano dal contadino

È quanto emerge da un’analisi condotta dalla Coldiretti su dati Censis: gli italiani preferiscono acquistare frutta e verdura direttamente da chi la coltiva. Sono infatti circa 25 milioni gli italiani che hanno comprato cibo dai contadini, sia perché spinti da una nuova sensibilità verso gli alimenti salutari sia perché mossi dalla volontà di recuperare un contatto diretto con chi coltiva i prodotti che vengono portano in tavola. L’analisi è stata diffusa in occasione della giornata mondiale della gastronomia sostenibile, promossa il 18 giugno dalle Nazioni Unite. Una giornata che ha lo scopo di mettere al centro l’importanza di un’alimentazione che rispetti l’ambiente, che si avvalga di ingredienti biologici a chilometro zero, ma soprattutto che eviti gli sprechi.

Filiera ‘corta’: una fatturato da 6 miliardi di euro l’anno

L’Italia è il Paese della Ue con la più estesa rete organizzata di mercati contadini. Con 15.000 agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market di Campagna Amica, il fatturato nazionale della filiera ‘corta’ con vendita diretta di frutta, verdura e altri prodotti agroalimentari, raggiunge i 6 miliardi di euro all’anno. Si tratta di un sistema organizzato da Nord a Sud del Paese, e che non ha solo un valore economico, ma anche occupazionale e ambientale.

Farmers market italiane: un primato riconosciuto a livello mondiale

Quello delle farmers market è un primato riconosciuto a livello mondiale, dove Campagna Amica si è fatta promotrice della World Farmers Markets Coalition, di cui fanno parte realtà di tutti i continenti, come Usa, Australia, Giappone, Canada, Cile, Ghana, Inghilterra, Danimarca e Norvegia, coinvolgendo 250 mila agricoltori e le loro famiglie.
“Il successo dei farmers market è frutto della legge italiana che premia la multifunzionalità dell’agricoltura e che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale”, afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Tutti i vantaggi di comprare a Km zero

Secondo l’Ispra,  riporta AGI, le vendite dirette con gli acquisti a Km zero tagliano anche del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali, e garantiscono un contributo importante alla lotta contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici, che provocano danni e vittime in tutto il mondo. È stato calcolato infatti che un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane attraverso il trasporto aereo deve percorrere quasi 12 mila chilometri, per un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica. E un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11 mila chilometri, consumando 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto. 

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Diversità, equità, inclusione: le PMI sono ancora “acerbe”

Le Pmi italiane hanno una concezione poco moderna rispetto ai temi di equità, inclusione e valorizzazione delle diversità. Una visione ancora acerba e prevalentemente ‘teorica’, dove l’approccio all’inclusività è spesso frutto della soggettività del singolo e della propria esperienza personale. È quanto emerge dalla ricerca Diversità, Equità, Inclusione nelle PMI italiane, commissionata da Valore D a Nomisma. Sono infatti molte le realtà che non ritengono di aver bisogno di iniziative DEI, non individuano alcun vantaggio nell’adottarle e non hanno all’interno una figura dedicata né un budget allocato. Limitata, inoltre, è anche la presenza femminile, e scarsa la conoscenza della certificazione di genere tra le aziende.

Say-Do-Gap

Emerge quindi una divergenza tra teoria e pratica nell’affrontare le tematiche DEI. Nonostante una crescente attenzione verso gli ambiti che riguardano la sostenibilità, questa non si traduce in priorità di business per le aziende. Infatti, per il 20% delle Pmi questi aspetti rivestono un ruolo secondario e per il 21% non hanno alcun ruolo. Più in particolare, se il 59% delle Pmi adotta iniziative concrete a favore di diversità e inclusione, le dimensioni aziendali influiscono sull’approccio a questi temi. Le aziende di dimensioni più ridotte adottano nel 61% dei casi iniziative singole, mentre le medie imprese tendono ad avviare con maggiore frequenza (72%) veri e propri percorsi strategici.

Per il 41% le iniziative DEI sono secondarie o non importanti 

In generale le Pmi hanno difficoltà a percepire i vantaggi nel lungo periodo collegati alle iniziative DEI, considerate secondarie o non importanti dal 41% degli intervistati. Solo il 16% ha al suo interno una figura dedicata alla gestione DEI, e poco diffusi sono anche i responsabili degli aspetti di sostenibilità (35%). Nelle imprese che non hanno figure specifiche dedicate, la gestione è affidata alla dirigenza aziendale (titolare/imprenditore, AD, direttore generale, 44%) mentre per circa una PMI su tre non è prevista una delega specifica. Il 72% delle Pmi, poi, non ha attualmente, e non prevede in futuro, un budget dedicato a queste tematiche, numero che sale all’80% per quanto riguarda le piccole imprese.

Parità e certificazione 

Si evidenzia pertanto la mancanza di una visione moderna dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità. Spesso le azioni intraprese si limitano a iniziative di welfare e conciliazione vita/lavoro, e meno di una azienda su tre fa formazione sui temi DEI o networking con altre realtà. Quanto alla parità di genere, il 63% delle Pmi conosce l’esistenza di una certificazione, ma a oggi la quota di Pmi che ha ottenuto la certificazione è ancora minuscola (1% tra le medie imprese), anche se un’azienda su tre potrebbe richiederla già nel prossimo anno.  Inoltre, il campione intervistato evidenzia una scarsa presenza femminile a livello apicale. Nel 16% delle Pmi non ci sono donne in queste posizioni, e nel 57% le donne in posizioni apicali sono meno del 25%. 

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Cambiano le regole del dating: per GenZ parola d’ordine autenticità

La GenZ sta riscrivendo le regole e gli standard delle generazioni precedenti rispetto alle relazioni. Circa l’80% di chi ha 18-25 anni considera il proprio benessere una priorità quando frequenta qualcuno, e il 79% ritiene che i potenziali partner debbano condividere questo tipo di approccio.
Non solo: il 75% di giovani single conferma di trovare più attraente un match che lavora sulla propria salute mentale. Sono alcuni dati emersi dal report The Future of Dating 2023, ‘A Renaissance in Dating, Driven by Authenticity’ di Tinder. Con il ritorno alla normalità dopo la pandemia, il report di quest’anno individua nuovi trend e abitudini nel dating, costruite su tre pilastri fondamentali: inclusività, tecnologia, e soprattutto, autenticità.

Creare connessioni senza filtri e maschere

Insomma, la GenZ dà più importanza a relazioni basate su valori come fedeltà (79%), rispetto (78%), mentalità aperta (61%), e meno sull’aspetto fisico (56%). In pratica, la GenZ è disposta a mostrare la propria personalità senza filtri e maschere, prendere o lasciare. Quando si tratta di appuntamenti, creare connessioni reali e autentiche rimanendo fedeli al proprio io è in cima alle priorità dei giovani su Tinder. E avere idee e opinioni chiare è fondamentale. In questo, l’alcol, o meglio la sua mancanza, gioca un ruolo cruciale. Il 72% degli iscritti a Tinder afferma sul profilo di non bere alcolici o di farlo solo occasionalmente.

No a giochetti e strategie di conquista

Inoltre, giochetti e strategie di conquista non fanno parte della indole dei GenZ, che rispetto ai dater di età superiore hanno il 32% in meno di probabilità di sparire con una persona, il cosiddetto ‘ghosting’.
Inoltre, il 77% degli utenti di Tinder risponde a una persona che gli interessa nel giro di 30 minuti, il 40% in massimo 5 minuti e più di un terzo immediatamente. Un dato interessante se confrontato con il modo in cui i Millennial consideravano gli appuntamenti 10 anni fa. Il 73% di chi oggi ha tra 33-38 anni concorda che le strategie di conquista (farsi desiderare, dare segnali poco chiari, sondare il terreno) erano considerate la normalità quando avevano 18-25 anni, mentre oggi non lo sono più.

Tinder: un luogo sicuro  

Ora ciò che effettivamente conta sono le persone, ciascuna con la propria unicità. L’80% dei membri di Tinder afferma di aver conosciuto e incontrato una persona di un’altra etnia o cultura
Due terzi degli utenti (circa il 66%) ammette che grazie a Tinder ha potuto conoscere e frequentare gente al di fuori della propria cerchia sociale, riporta Adnkronos, conoscendo persone che altrimenti non avrebbe mai potuto incontrare nella quotidianità. Questo dato è rilevante anche per i membri della comunità LGBTQIA+, che riconoscono Tinder come un luogo sicuro in cui fare coming-out, ancora prima di farlo con familiari o amici.

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Imprese: richieste di credito in flessione, e tornano a salire i tassi di default

Nei primi tre mesi del 2023 la domanda di credito presentata dalle imprese italiane risulta in flessione del -3,6% rispetto al corrispondente periodo del 2022. Viceversa, l’importo medio richiesto registra un incremento a doppia cifra, +27,8%, per un ammontare pari a 146.845 euro. Lo attestano i dati di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF.
Il trend generale di flessione delle richieste si rispecchia anche nello spaccato per tipologia di impresa. Infatti, la domanda di credito da parte delle Imprese individuali mostra una contrazione del -6%, mentre le Società di capitali subiscono una flessione del -2,4%. Al contrario, si mantiene in decisa crescita l’importo medio per entrambe le tipologie, ovvero, +27,4% per le Società di capitali (193.363 euro) e +21,3% per le Imprese individuali (49.717 euro).

Dopo 10 anni sale la rischiosità delle imprese

Allo stesso tempo, il tasso di default delle imprese dopo molti anni è tornato a salire, arrivando intorno al 2% nel 2022. Un indicatore, questo, che risultava in costante calo dal 2013, delineando negli anni una rischiosità sempre minore delle imprese e uno scenario favorevole per le banche e l’industria del credito. In particolare, il tasso di default è passato da picchi del 7-8% fino a un minimo dell’1,5% nel 2021. Successivamente, la linea discendente si è prima appiattita per poi tornare a crescere dal 2022.

Richieste per settore stabili sui volumi pre-pandemia

Dallo studio CRIF, che mette a confronto la distribuzione della domanda di credito delle imprese dei diversi settori economici, dopo il picco registrato nel I trimestre 2021 emerge un progressivo riassestamento dei volumi di richiesta del credito ai livelli pre-pandemia.
I settori che hanno maggiormente risentito della fluttuazione di questi anni di ‘permacrisi’ sono stati i Servizi, il Commercio e le Costruzioni.
Entrando nel dettaglio, l’innalzamento delle richieste fino al I trimestre 2021 ha subito un considerevole slancio per i Servizi, che rispetto al 2019, nei primi tre mesi del 2021 segnavano una crescita del 7,6%. Lo stesso è accaduto per il settore Commercio, che ha raggiunto lo zenit nel primo trimestre 2021, con un +7,5% in più rispetto ai livelli pre-pandemia. Una conferma di quanto le conseguenze economico-finanziarie della pandemia abbiano accentuato il bisogno di liquidità del comparto.

Meno fluttuazioni della domanda per Tlc ed Energia

Il picco è stato significativo anche per le Costruzioni, con un aumento del 7,4% rispetto al 2019. Il comparto ha infatti beneficiato degli incentivi governativi, come Bonus Facciate o Superbonus 110%, che hanno rivitalizzato la domanda.
Le fluttuazioni della domanda di credito nell’arco temporale degli ultimi cinque anni sono state invece molto più contenute per settori quali le Telecomunicazioni e l’Energia. Viceversa, il comparto del Food&Beverage ha subito negli anni un forte ridimensionamento della domanda, passando da un livello pre-pandemia del 15,7% di richieste fino a segnare solamente un 2% nel I trimestre 2023, pari a -13,7%.

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Smart City: nel 2022 il mercato arriva a 900 milioni di euro

Secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, il 2022 è stato un anno positivo per il mercato della Smart City, caratterizzato da una crescita del + 23% rispetto al 2021, e arrivando a 900 milioni di euro. A pesare di più sono le applicazioni ormai consolidate, come illuminazione pubblica, smart mobility, smart metering e smart building (12%). E grazie ai primi fondi assegnati del PNRR crescono anche soluzioni legate all’energia, come smart grid e comunità energetiche rinnovabili. Sempre nel 2022 il 39% dei comuni italiani con oltre 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto di Smart City, e l’89% delle amministrazioni che hanno avviato progetti negli ultimi anni vuole continuare a investire in nuove iniziative. 

Nel prossimo triennio il 41% dei comuni investirà nella città intelligente 

Oggi il 41% dei comuni afferma di voler investire in iniziative di Smart City nel prossimo triennio: l’anno scorso era il 33%. In particolare, questi comuni si concentreranno sullo sviluppo di progetti di smart mobility, smart building, e analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città, tutti ambiti che hanno grande potenziale per lo sviluppo di soluzioni connesse e integrate. In netto contrasto è la posizione dei comuni che non hanno ancora avviato progetti. Tra questi, solo il 28% si dichiara interessata a implementarli nei prossimi anni.

Per il 65% dei cittadini è la “città innovativa”

Secondo un’indagine svolta in collaborazione con BVA Doxa, il 65% dei cittadini ha sentito parlare di Smart City, a cui la maggior parte associa il concetto di ‘città innovativa’. Il 64% reputa però ancora futuristica e distante la realizzazione di una città interamente smart. Solo l’11% esprime un parere pienamente positivo su quanto implementato, mentre il 47% crede che si potrebbe fare di più.
Il 35% poi non ritiene adeguata l’offerta digitale in città. In particolare, lamenta soprattutto difficoltà nel trovare parcheggio (54%), pessime condizioni del manto stradale (53%), criminalità e vandalismo (39%), eccessivo livello di traffico e trasporto pubblico carente (37%). È chiaro, dunque, come le priorità suggerite dai cittadini siano fortemente legate ai temi della mobilità smart e della sicurezza (41%).

PNRR: oltre 17 miliardi di euro di finanziamenti

L’82% dei comuni ha in programma investimenti finanziati con fondi del PNRR, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione. Degli oltre 17 miliardi di euro di finanziamenti del PNRR dedicati alle città intelligenti 2,9 rientrano nella Missione 1, relativa alla digitalizzazione della PA, ma gran parte del potenziale smart del PNRR deriva dalla Missione 2, relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica. Oltre dieci miliardi e mezzo (10,7) sono infatti allocati a soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart Land. 
La Missione 5 invece prevede finanziamenti ad hoc per le città, con 2,5 miliardi destinati ai Piani Urbani Integrati, che mirano a migliorare le periferie di 14 Città Metropolitane, e 1 miliardo destinato a progetti di rigenerazione urbana.

Come scegliere la giusta location per una festa a tema

Se hai in programma di organizzare una festa a tema per tuo figlio, la scelta della giusta location è fondamentale per garantire il successo dell’evento.

Non importa se si tratta di una festa di compleanno, di Halloween o di qualsiasi altra occasione speciale: la location giusta può fare la differenza.

Ecco allora di seguito alcuni consigli che ti saranno utili per scegliere la giusta sala per feste a tema.

I fattori da valutare per individuare la giusta location

La scelta della location giusta per una festa a tema dipende da diversi fattori, tra questi il numero di invitati, l’età dei partecipanti, il tema della festa ed il budget a disposizione.

Vediamo ad ogni modo di seguito i più importanti, quelli che non puoi non considerare quando necessiti di scegliere la giusta location per una festa a tema.

Dimensioni della location

La prima cosa da considerare è lo spazio disponibile e la sua distribuzione. La location dovrebbe essere abbastanza grande da riuscire ad ospitare tutti i partecipanti e le attività previste per la festa.

Inoltre, dovrebbe essere abbastanza spaziosa da permettere ai bambini di muoversi liberamente senza avere la sensazione di essere troppo stretti.

Tema della festa

Il tema della festa è un altro fattore importante da considerare quando si sceglie la location.

Se si sta organizzando una festa a tema pirati, ad esempio, potrebbe essere opportuno scegliere una location con un’ambientazione marina.

Se invece si tratta di una festa a tema supereroi, una location con una zona adatta per le attività all’aperto potrebbe essere l’ideale.

Al contrario, se il festeggiato è uno sportivo e si desidera qualcosa a tema, una sala con annessa palestra e/o attrezzatura ginnica sarebbe la location perfetta.

Servizi e attrezzature

La location prescelta dovrebbe disporre di tutti i servizi e le attrezzature necessarie per la festa.

Ad esempio, dovrebbe essere dotata di bagni puliti, di una cucina o di una zona ristoro dove preparare e servire il cibo, e di spazi all’aperto (o indoor) dove i bambini possano giocare e divertirsi.

Budget

Il budget a disposizione è un altro fattore importante da considerare per la scelta di una buona location per una festa a tema.

Chiaramente è importante non spendere più di quel che si può, ma allo stesso tempo scegliere uno spazio che sia adeguato e confortevole per i bambini e per gli ospiti.

Ulteriori consigli per la scelta della location

Oltre ai fattori sopra elencati, ci sono anche altre considerazioni importanti da tenere a mente.

Ad esempio, è importante verificare in anticipo la disponibilità della location per evitare sorprese dell’ultimo minuto.

Inoltre, è importante considerare la posizione della location e la facilità di accesso per gli ospiti, così come le opportunità di parcheggio per i genitori che accompagneranno i propri figli.

In sintesi, ecco alcune altre piccole cose che possono esserti utili nella scelta della giusta location per una festa a tema:

  • Controlla le recensioni: prima di prenotare una location, è importante verificare le recensioni di altri genitori che hanno già usufruito del servizio. In questo modo si possono evitare spiacevoli sorprese.
  • Pianifica in anticipo: è importante pianificare la festa con il dovuto anticipo per avere il tempo di individuare la location perfetta. Una volta trovata la location giusta, è bene prenotare il prima possibile per evitare che qualcun altro la prenoti nel frattempo.
  • Chiedi consiglio: chiedere consiglio ad amici o parenti che hanno organizzato feste simili in passato può essere molto utile per trovare la location giusta.
  • Controlla il regolamento: prima di prenotare una location, è importante controllare il regolamento e le eventuali limitazioni sulla musica, il cibo e le attività all’interno della struttura.

Conclusioni

Scegliere la giusta location per una festa a tema richiede un po’ di pianificazione e attenzione ai dettagli, ma può fare la differenza per un evento di successo.

Seguendo questi consigli, potrai scegliere la giusta location e far divertire  tutti i partecipanti.

Non dimenticare chiaramente di considerare le attitudini dei tuoi i bambini e di coinvolgerli nella scelta del tema della festa. Buona organizzazione!

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Per fare un figlio bastano da 500 a 1.000 euro al mese

Per fare un figlio le coppie italiane vorrebbero avere un’entrata mensile tra i 500 e i 1.000 euro al mese, a seconda del reddito, almeno fino al termine della scuola primaria del bambino. Non servono quindi meccanismi fiscali o sostegni complessi. È quanto è emerso da un sondaggio realizzato dalla Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale a 425 persone, di cui 270 donne in età fertile e 155 coppie, durante consulenze cliniche ginecologiche avvenute da gennaio 2023 a oggi. L’indagine ha chiesto agli intervistati quali tra bonus vigenti, detassazione, rafforzamento degli attuali sostegni sociali, ad esempio, per l’acquisto di libri, per asili, o congedi parentali, e un contributo di 500-1.000 euro a figlio, secondo il reddito, quale fosse la misura di sostegno più convincente. E che farebbe, quindi, decidere alle coppie di allargare la famiglia.

Le giovani coppie vogliono un sostegno economico per ogni nuovo nato 

Secondo il sondaggio, i bonus vigenti sono stati considerati assolutamente insufficienti, come insufficiente è considerata la detassazione e irrilevanti i sostegni sociali. Il contributo di 500-1.000 euro a figlio ha avuto invece il 100% dei consensi.
“È apparso evidente che le giovani coppie hanno le idee chiare su cosa permetterebbe loro di decidere di mettere al mondo un bambino – ha commentato Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale -: ovvero un sostegno economico serio per ogni figlio”. 

I figli sono una ricchezza: garantiscono il futuro e muovono l’economia

Invece di erogare euro a pioggia, “si dovrebbero sostenere con denaro nelle tasche per ogni figlio quelle 50.000, 100.000 coppie che, per oggettivi limiti reddituali, non si possono permettere un bambino – ha aggiunto Giorlandino -. I figli sono una ricchezza, oltre a garantire il futuro, muovono l’economia. Si comincerebbero a vedere, di nuovo, per le strade le pubblicità dei prodotti dell’infanzia che stanno scomparendo, sostituite da una pletora di cartelloni gallows humor, macabri e imbarazzanti richiami per agenzie di pompe funebri”.

“Nascono 300 mila italiani a fronte di 800 mila decessi”

Giorlandino ha invitato quindi a “non dimenticare che nascono solo 300.000 italiani a fronte di circa 800.000 decessi: stiamo perdendo oltre 500.000 connazionali all’anno. Tra pochi decenni non ci saranno più italiani. Si perderà quel meraviglioso popolo che da oltre 2.000 anni è un faro di civiltà, cultura e progresso per tutta l’umanità. Qui non si tratta di evocare una complottistica ‘sostituzione etnica, ma è evidente che stiamo scomparendo”.

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Mutui green, un mercato consolidato. Richieste al 7% 

Secondo l’osservatorio di Facile.it e Mutui.it nel 2022 la richiesta di mutui green è stata pari al 7% del totale, per un importo medio richiesto di 150.000 euro, circa l’11% in più rispetto ai mutui tradizionali. Il valore medio degli immobili è stato pari a 216.090 euro, il 15% in più rispetto a quello degli immobili legati a un mutuo tradizionale. Una differenza così elevata dipende dal fatto che le abitazioni che possono godere di finanziamenti verdi sono normalmente edifici in classe energetica A o B, pertanto il loro valore è più alto rispetto a quelli in classe energetica inferiore. I mutui green servono infatti a finanziare l’acquisto o la costruzione di abitazioni con elevate prestazioni energetiche (classe A o B), o a sostenere interventi di riqualificazione che consentano un miglioramento di almeno il 30% delle stesse.

Trentino-Alto Adige e under 36 guidano la domanda dei finanziamenti verdi

Trentino-Alto Adige (18,64%), Friuli-Venezia Giulia (8,68%), Umbria (7,81%) Sicilia (7,63%), Lombardia (7,62%) e Veneto (7,61%) sono le aree dove i finanziamenti ‘verdi’ sono più richiesti. Quanto al profilo dei richiedenti, quattro domande di mutuo green su 10 sono state presentate da under 36.
“I mutui green iniziano a rappresentare una quota significativa del mercato e sono destinati a crescere ulteriormente in futuro, soprattutto se pensiamo a norme come la direttiva Ue sull’efficientamento energetico delle abitazioni – spiega Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it -. Le ragioni del successo sono diverse: da un lato l’aumento della platea di abitazioni che possono accedere a questo tipo di finanziamento, dall’altro, il numero di istituti di credito che offrono mutui green riconoscendo uno sconto sul tasso”.

Sconto dello 0,10% sul tasso di interesse, ma solo se migliora la prestazione energetica

Nella maggior parte dei casi chi sceglie un mutuo verde ha diritto a uno sconto sul tasso di interesse da parte della banca, normalmente pari allo 0,10%. In Italia poi esistono mutui verdi che possono essere richiesti anche per l’acquisto di abitazioni non ancora efficienti dal punto di vista energetico. In questo caso, lo sconto sul tasso di interesse non viene concesso all’atto di acquisto, ma solo se, e quando, l’immobile riuscirà a migliorare la propria prestazione energetica di almeno il 30%.

Solo per immobili di classe A o B

La procedura di richiesta di un mutuo green non varia da quella di un mutuo tradizionale, ma in caso di finanziamento verde la banca chiederà necessariamente di allegare alla richiesta l’attestato di prestazione energetica (APE) che certifichi la classe A o B dell’immobile. In caso di mutuo green per ristrutturazione, invece, il richiedente dovrà dimostrare che l’intervento sull’abitazione consenta di ottenere un miglioramento delle prestazioni energetiche di almeno il 30%. In questo caso, alcuni istituti, prima di riconoscere le agevolazioni previste dal mutuo green, potrebbero attendere la fine dei lavori.

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Parchi divertimento: un settore determinante per attrarre flussi turistici

Nel 2023 le imprese dell’industria dei parchi divertimento italiani investiranno oltre 120 milioni di euro tra ampliamenti e nuove attrazioni. Investimenti che hanno già comportato un incremento del 20% dei posti di lavoro, per un totale di oltre 30.000 occupati, di cui 20.000 assunzioni stagionali da inserire entro l’estate 2023 e 10.000 dipendenti fissi. Ma il comparto, costituito da 230 strutture tra parchi faunistici, avventura, tematici e acquatici, è destinato a crescere anche nel medio periodo. Nel prossimo triennio sono infatti previsti ulteriori progetti per 450 milioni di euro, con l’obiettivo di migliorare la competitività allineandosi ai big player internazionali per quantità, varietà e attrattività delle proposte.

La sostenibilità è una sfida anche per i parchi

Tra le sfide all’ordine del giorno c’è anche quella della sostenibilità, già concretizzata attraverso l’efficientemento di molte strutture e l’adozione di pratiche virtuose, a cui si sta affiancando lo sviluppo di impianti fotovoltaici per l’approvvigionamento autonomo e pulito dell’energia elettrica. Grande attenzione, inoltre, a un consumo sempre più attento e consapevole della risorsa idrica attraverso l’adozione di impianti di filtraggio e ricircolo ancora più performanti. Questo, abbinato allo studio di nuove tecnologie basate sull’utilizzo delle acque dei pozzi o del mare opportunamente trattate per evitare lo spreco di acqua potabile.

Estate 2023: previsti oltre 20 milioni di visitatori 

Nel 2019, a fronte di 450 milioni di fatturato di biglietteria, l’indotto relativo a merchandising, ristorazione e altre attività interne ai parchi è stato di 1 miliardo di euro (2 miliardi se si considerano le attività esterne, come hotel, attività di manutenzione e altri servizi), per un totale di oltre 60.000 addetti.
Se il biennio pandemico ha bruciato oltre 250 milioni di euro di fatturato e decine di migliaia di posti di lavoro, il 2022 ha segnato una netta inversione di tendenza, con molte strutture tornate ai livelli del 2019. Sulla base di questo trend, e in linea con la ripresa dei flussi turistici verso l’Italia, si stima che il comparto sarà destinato a un nuovo periodo di sviluppo, superando già nel corso di questa stagione la barriera dei 20 milioni di visitatori italiani e 1,5 milioni di visitatori stranieri.

Puntare sulla sinergia con il patrimonio storico, culturale e naturalistico italiano

“La parola chiave è semplificazione – commenta Maurizio Crisanti, Segretario Associazione Parchi Permanenti Italiani – per la creazione di un mercato del lavoro più dinamico e flessibile e per facilitare le relazioni tra le imprese e le istituzioni, affinché insieme si possano affrontare le nuove sfide che ci aspettano in futuro. Il rischio è la perdita di competitività, per l’incapacità di aggiornare l’offerta turistica italiana con contenuti che devono lavorare sinergicamente con il grande patrimonio storico, culturale e naturalistico del Paese”.

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Donne, a che punto è la strada per l’uguaglianza?

La lotta delle donne per l’uguaglianza e la sicurezza continua a essere in salita a livello mondiale, secondo i risultati dell’indagine annuale WIN World Survey 2022 realizzata dalla Worldwide Independent Network of Market Research in collaborazione con BVA Doxa. La ricerca ha coinvolto circa 29.000 persone in 39 Paesi per analizzare la percezione della società sul tema della gender equality.

Discriminazione sul luogo di lavoro

In particolare, la discriminazione di genere sul posto di lavoro rimane un problema, con solo il 39% delle persone intervistate che pensa che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini. L’Europa, in particolare l’Italia, la Croazia e la Francia, mostra i maggiori livelli di disuguaglianza. Mentre, per quanto riguarda il divario retributivo, il 45% della popolazione mondiale ritiene che la retribuzione sia uguale tra uomini e donne, tuttavia, il 51% degli uomini crede che non ci sia un divario retributivo tra generi rispetto al 38% delle donne.

Peggiora il rischio violenza

Purtroppo, i dati relativi alla violenza fisica e psicologica contro le donne sono in aumento rispetto all’anno precedente, in particolare per le giovani donne dai 18 ai 24 anni. In Europa, il dato è salito dal 14% del 2021 al 16% del 2022, mentre in Italia il valore è al 19%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Negli Stati Uniti, i risultati mostrano un aumento del 10% della violenza contro le donne di età compresa tra 17 e 34 anni: dal 12% del 2019 a oltre il 22% dell’ultimo sondaggio.

Sì al viaggio e alla tutela della salute

Le donne desiderano tornare a viaggiare, ma sono sempre meno interessate ad avere figli e sono molto attente alla propria salute. L’indagine ha anche esaminato il tema del benessere mentale e ha rilevato che il 50% delle giovani donne tra i 17 e i 35 anni ha sofferto di stress nel 2022, rispetto al 46% tra i 35 e i 54 anni.

Qualche segnale di miglioramento c’è

Nonostante la situazione non sia ancora perfetta, l’indagine ha evidenziato alcuni progressi compiuti da alcuni paesi o regioni. Tuttavia, la presidente di WIN e CEO di BVA Doxa, Vilma Scarpino, ha dichiarato che i numeri in tutto il mondo sono ancora troppo alti per quanto riguarda la disuguaglianza di genere e gli atti di violenza e ha sottolineato l’importanza di apprezzare i piccoli ma importanti passi avanti nella lotta per l’uguaglianza e la sicurezza delle donne.

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